Non perderti nessun evento!

Iscriviti alla Newsletter
* campi obbligatori
Ho letto l'informativa e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi di Legge. *
Scopri i prossimi eventi
Search
TOP
U-Tabarka – Una storia di passione – WineandSommelier
14080
post-template-default,single,single-post,postid-14080,single-format-standard,eltd-core-1.1.1,eltd-smooth-scroll,eltd-smooth-page-transitions,eltd-mimic-ajax,eltd-grid-1200,eltd-blog-installed,eltd-default-style,eltd-fade-push-text-top,eltd-header-standard,eltd-sticky-header-on-scroll-down-up,eltd-default-mobile-header,eltd-sticky-up-mobile-header,eltd-menu-item-first-level-bg-color,eltd-dropdown-slide-from-left,eltd-light-header,eltd-fullscreen-search eltd-search-fade,eltd-side-menu-slide-from-right,wpb-js-composer js-comp-ver-5.1.1,vc_responsive

U-Tabarka – Una storia di passione

WineandSommelier / Articoli  / U-Tabarka – Una storia di passione

U-Tabarka – Una storia di passione

Ho conosciuto il signor Carlo Maria Perfetti al Vinitaly nel 2017. Mi ha da subito colpito la sua umanità e la profonda passione per il suo lavoro e per la sua terra d’adozione, l’isola di San Pietro in Sardegna.

Schietto ma estremamente gentile, competente ma nel contempo semplice, è una persona che ti mette immediatamente a tuo agio, e se poi ti apre le porte alla sua passione e ti racconta le storie del suo vino…beh, è un’esperienza davvero piacevole. Noi abbiamo avuto la fortuna e la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lui e questo è il resoconto del nostro incontro e della sua storia.

Dopo una brillante carriera nella finanza, negli anni ’90 il signor Perfetti abbandona il mondo delle banche per dedicarsi ad altro. Già frequentatore dell’isola di San Pietro, aveva più volte provato a sfruttare, senza ottenere alcun successo, un terreno che il suo socio Umberto aveva acquistato nel 1972.

Durante una regata nel canale di Norfolk, i due amici si interrogano del futuro del terreno e pensano di abbandonare ogni progetto, ma una volta attraccati il signor Perfetti ha un’idea:

“Prendi due biglietti andata ritorno per Cagliari. Vengo, facciamo l’assaggio del terreno e lo porto via. Facciamo l’assaggio dell’acqua e lo porto via. Se tutto va bene mettiamo una vigna, che poi recintiamo”.

Nei primi sei mesi di vita, la vigna è stata curata ogni fine settimana. Nel 2006 imbottigliano il primo Carignano del Sulcis. Nel 2008 vengono menzionati nella top hundred dei vini, con un vino definito “fenomenale”.

Le vigne nella sabbia

Il suolo a composizione prevalentemente sabbiosa permette la coltivazione a piede franco. I tentativi degli isolani di impiantare vigneti nell’isola erano stati un fallimento. Le viti erano state impiantate in una valle sopra le saline, ma la filossera le aveva uccise tutte.

“Mi chiedono come faccio. Io non sto nel fango, io sto nella sabbia. Ho il piede franco, temperature incalcolabili, il maestrale per otto mesi, le pompe d’acqua che mi raccolgono da 80 metri sotto terra l’acqua per l’irrigazione a goccia.

Per queste pompe non sono mancati diverbi con i sardi, che volevano mantenere gli adescanti a livello troppo basso pescando acqua sabbiosa e con un livello di salinità troppo elevato. Il signor Perfetti non ha sentito ragioni: ha alzato il livello degli adescanti lasciando una distanza dal fondo sufficiente a pescare acqua dolce, fondamentale per l’irrigazione delle vigne nei periodi di siccità – come quello dell’anno appena trascorso, che ha ridotto il raccolto di un terzo.

I vitigni autoctoni

Il legame di Perfetti con la Sardegna ha origini antiche: già ai tempi della Bocconi, aveva come compagno di corso un ragazzo di Oristano che portava da casa taniche di Malvasia bianca e

rosata.

Adesso, di quelle coltivazioni rimane poco niente e anzi Perfetti è l’unico tenutario su tutta l’isola di Bovaleddu, con almeno 8/9 mila piante, a cui ne verranno aggiunte presto altre tremila.

“Non sono dell’esercito della salvezza, sono dell’esercito della convenienza verso il buongusto.”

Tutti i vitigni impiantati sono autoctoni, dal Vermentino al Carignano. Prossimamente sui due vini di costo inferiore verrà inserita la dicitura DOC, mantenendo il prezzo perché, specifica, la qualità rimarrà invariata.

Se gli chiediamo se nel futuro vorrà continuare con la sua ricerca di vitigni autoctoni, lui ci risponde così:

“Mantengo questi che ho per avere sicuramente sempre queste uve, poi io continuo a comprare spiaggia, che vuol dire sabbia, anche se i liguri pensano che io sia stupido…

Parlando, veniamo a conoscenza di qualche curiosità interessante sull’origine di alcuni dei suoi vini.

“Se uno dovesse fare i vini a seguito dell’enologo, non inventa niente. Vai via a encefalogramma piatto seguendo gli schemi. Io dico che il vino lo si fa per il piacere di farlo, al di là del portarsi a casa almeno i costi. Non diventi milionario, a me interessava di andare in un posto in cui le piante non parlano e i cellulari non prendono. È il mio buen retiro.”

Infatti, il primo moscato passito vinificato in secco è stato creato a insaputa dell’enologo. Perfetti ha messo sei quintali di pigiadiraspato in un tino d’acciaio da mille litri, ha chiuso con un coperchio e l’ha lasciato lì. Il composto ha smesso di fermentare dopo sessantadue giorni, senza lieviti aggiunti; dopodiché l’ha svinato senza dire niente all’enologo, che ha scoperto quei trecento litri di vino solo al momento di imbottigliare. Una chicca, lo definisce Perfetti, con un residuo di zuccheri di 0,2 mg per litro.

È un vino da piedi sul tavolo finita la cena, un po’ all’inglese. Un bicchiere di Seianna ti riconcilia con il mondo. Ti metti a posto anche la testa, sei lì come un signore. E da quando l’ho fatto non ho più smesso.

Moscato di Calasetta e Nasco Aromatico

Il Seianna nasce da un procedimento originale, proprio come un altro vino delizioso: il Quae. Stiamo parlando dell’appassimento all’aria aperta, un procedimento che ha imparato parlando con un viticoltore del luogo, e che quest’anno non ha potuto mettere in pratica per via delle elevate temperature.

“Sono andato lì a capire prima e a farmi spiegare quel che non capivo, ma mai dagli scienziati. Da quelli che lavorano la terra e si fanno il fondoschiena.”

Si selezionano i grappoli migliori di Moscato di Calasetta e di Nasco Aromatico dopodiché il capo a frutto viene potato e lasciato appassire per otto/dieci giorni. In questo modo l’acino è talmente elastico che l’uccello non riesce a bucarlo; si evita quindi il saccheggio da parte degli animali, e si permette all’acino di appassire naturalmente, ancora attaccato alla vite.

I due moscati dell’azienda vengono usati anche per fare il Perdigiournou, composto da 50% Vermentino di Sardegna, 25% Nasco Aromatico e 25% Moscato di Calasetta.

U-Tabarka e i nomi Liguri

Siamo incuriositi dai nomi dei vini e del marchio dell’azienda, e quando gli chiediamo delucidazioni in merito si apre una piccola lezione di storia.

Tabarka è una piccola isola di fronte a Tunisi su cui nel 1500 gli abitanti di Pegli, Liguria, si trasferirono per fare i pescatori. Nel 1750 se ne andarono e si stabilirono sull’isola di San Pietro, portando con sé anche il loro dialetto ligure. Tutti i nomi sono dunque liguri: Giancu significa bianco, Roussou rosso, Ciù Roussou più rosso, Seianna è la grande serata che non finisce mai, Perdigiournou è il perdigiorno, vocabolo ligure riferito agli aironi (il simbolo della Cantina è il fenicottero, ma non ci sono fenicotteri in Liguria!).

I vini fondamentali della sua cantina sono, per Perfetti, il Roussou, prodotto da uve Carignano del Sulcis in purezza, che reputa Intoccabile e definisce un “doppiopetto blu e cravattino nero”, e il Ciù Roussou prodotto con Bovaleddu, che invece è un vino in “jeans e maglietta”.

Il tempo è tiranno e questa piacevole chiacchierata è giunta oramai al termine. Saremmo rimasti ancora per ore a sentire il signor Perfetti parlare delle storie dei suoi vini e della sua grande passione, ma ci conforta la promessa che verrà presto in visita nel nostro locale, magari per organizzare una serata di presentazione dei loro prodotti.

1 Comment

Leave a Reply